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al testo di Amina Narimi
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Ha la calma del latte che tiepido arriva- abbandonato alla grazia che lascia cadere, versando sull’erba tre gocce di luce- il suo seno
Le daranno della gitana per la lingua inventata a tenere segreta la luce, per come si porta via con l'inverno l’odore dei nascondigli ottanta mondi lontano in una pentola grande di riso sbattendo la neve coi semi di lino e un mandala, il più bello d’oriente, preparando il ritorno tra le montagne.
Adesso vola, filtrando sott’acqua all'autunno a rincorrere i raggi dell’ultima notte, la ghirlanda del disco dei pesci, con lente parole e un profumo che tiene come un filo alla gola di kashmir.
Lei sa che morire è generare un atto magico. in vita confuso in preghiera. Le sale tutto il viso un limpido rosso- nell’accenno della sera convocata e lieve- nel tuo sonno viene a dirti “torno torno” su quella strana trottola che gira nella saliva della luce per la casa
è forza antica allora il gioco che riprende il filo all’invenzione se ci passi sopra con le dita, puoi sentire dove vanno a finire delle cose con le gambe a penzoloni, nel pozzo di calore, mostrando di parlare con mezzi di fortuna dallo scarto, per battiti segreti come lucciole alla nebbia, anche il pianto è una freschezza improvvisa, nel sangue, un dolore rimosso ai bambini dove il taglio si adagia sicuro e un nastro chiude le punte facendo passare ninive attraverso ciambelle di pane.
Sprofonda il mio petto carico di tane fino all’inguine del sogno, e giragira- cavezze, finimenti, morsi per piccole bufere otto buchi d’alberi .. 36 vedute del Fuji tutto il resto è selvatico aramen- sott’acqua… tra il nero religioso una nicchia di luce traduce dal silenzio la visione impressionando fontanelle nuove il piacere di pianori messi a bagno nel godere. tu sapevi che senso aveva un’altra vita nella vita della mia felicità: il blu il boato il fuoco di lingam, linga purana, quando ci siamo allontanati
con il cuore fino ai reni..vogheremo, una battuta a mezz’aria, da un fianco soltanto, poi via, da quell’altro, e tra le mani una corda di perle fitta di nodi a scorrere il tempo risalendo il klin otto lungo le dita, cantando al contrario del fiume, per ritornare, dal mare. |
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